BLC Residence

BLC Residence nasce dal confronto con un tema delicato e centrale nel progetto contemporaneo: dialogare con la preesistenza. Il luogo è una tipica cascina a stecca piemontese, costruita con una logica rurale, priva di intenzioni formali e modellata esclusivamente sulla funzione agricola. Misurarsi con questo archetipo vernacolare ha significato riconoscere la distanza tra la vita di chi lo abitava un tempo e quella di chi lo abiterà oggi, senza cadere né nella nostalgia mimetica né nella cancellazione del passato.

La prima scelta è stata il recupero conservativo dell’edificio esistente, riportandolo alla sua chiarezza originaria attraverso la rimozione delle superfetazioni costruite in epoche recenti. In questo processo la sottrazione diventa progetto: liberare la cascina significa restituirle la sua misura.

Il nodo compositivo emerge con la possibilità di un ampliamento. Come aggiungere senza invadere? Il dialogo tra nuovo ed esistente non è risolto per contrasto retorico né per imitazione, ma attraverso la materia.

Il nuovo volume è realizzato in calcestruzzo additivato con ossidi di ferro e successivamente sabbiato: una lavorazione che permette alla superficie di assumere una tessitura profonda, quasi epidermica, capace di instaurare una relazione materica con i mattoni pieni della cascina senza replicarne il linguaggio.

La forma dell’ampliamento risponde a due intenzioni: intersecare la luce e accogliere la vegetazione. Gli spazi interni sono scanditi da tagli e affacci che permettono alla luce solare di attraversare le masse, mentre vuoti e cavità generano un vero e proprio “contenitore” per la natura. L’abitazione, di circa 500 mq su due livelli, trova così un equilibrio tra massa e fragilità, tra costruito e paesaggio.

Il progetto del verde, sviluppato in collaborazione con una paesaggista, trae ispirazione dai Jardins Plume in Normandia: un giardino informale, cangiante, che non imita la campagna ma la interpreta, diventando parte integrante della nuova architettura.